19 novembre
2016, Sale Apollinee del Teatro La Fenice, ore 20.00
Hérodiade
Omaggio a
Stéphane Mallarmé
Musica di C. Debussy e opere in prima assoluta di
L. Antoni,
F. Grasso, L. Karchin, L. Michielon,
D. Savron, R. Vaglini
Marisa Karchin e Sonia Visentin, soprani;
Caterina Bonelli, contralto: Alberto
Gallo, baritono
Plurimo
Ensemble
Costumi: Carlos Tieppo - Regia: Elena De Martin
In
collaborazione con: Teatro La Fenice, Accademia di Belle Arti di Venezia,
Istituto di Istruzione Superiore Liceo Musicale Marco Polo - Liceo Artistico di
Venezia
Immagini della serata:
www.letiziamichielon.it/plurimo.htm
- consultare le Attività 2016
La ricerca sperimentale e visionaria di Stéphane
Mallarmé ha suggestionato non solo le ricerche
poetiche del XX secolo ma anche le più feconde intuizioni di compositori coevi
e di musicisti attivi nel secondo dopoguerra, in particolare Boulez e Stockhausen. Tra le sue
più avveniristiche utopie vi è quella di Le Livre,
libro immaginario di cui il racconto Igitur avrebbe
costituito una sorta di preambolo teso a stabilire l’assoluto e Un coup de dés jamais n'abolira
le hasard la prima parte dell’opera. Sintesi di tutte
le arti e di tutti i generi, di volta in volta giornale, teatro e danza, Le Livre doveva essere letto in pubblico dal suo autore, che
avrebbe variato all’infinito le combinazioni dei vari fogli, secondo un rituale
quasi religioso. Idealmente connesso a tale progetto poetico, rimasto
incompiuto, vi è il poema Hérodiade, opera
inizialmente pensata per il teatro e poi pubblicato in forma poetica unitamente
al Cantique de Saint Jean.
A un amico Mallarmé scriveva: «Ho cominciato la mia Hérodiade. Con terrore, poiché invento una lingua che deve
necessariamente scaturire da una poetica nuovissima, che potrei definire in
queste due parole: ritrarre non la cosa, ma l’effetto che essa produce». E
aggiunge: «Ho scavato a tal punto il verso d’aver incontrato due abissi, che mi
hanno portato alla disperazione. Uno di essi è il nulla, al quale sono arrivato
senza conoscere il buddismo». In Hérodiade prende
vita uno dei personaggi più straordinari della letteratura di ogni tempo,
simbolo del mistero della bellezza e della femminilità. A questa creatura
poetica abbiamo voluto dedicare il nostro progetto compositivo
e artistico con opere tutte in prima assoluta. Lavori compositivi
ispirati a poesie di Mallarmé, che hanno come
protagoniste figure femminili, s’intrecciano a opere figurative elaborate dagli
studenti dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, esposte nella sala adiacente
alle Apollinee, e a oggetti scenici creati appositamente dalla scuola di
scenografia del Liceo Artistico di Venezia. Un ringraziamento speciale e
affettuoso al Maestro Carlos Tieppo,
che ci ha trascinato con la sua fantasia e ha inventato per noi costumi
meravigliosi, e alla regista Elena De Martin,
consigliera esperta, preziosa e appassionata.
Letizia Michielon
PROGRAMMA
Riccardo Vaglini: Pallido e rosa (2016), per clarinetto e
violoncello
Luisa Antoni: Vermeer (2016), per
flauto e arpa
Su plurimoensemble
Youtube Channel: https://youtu.be/jA2wX4A-a7Q
Claude Debussy: Apparition, su testo di Stéphane Mallarmé
Sofia Bonato: Hérodiade (2016), scultura lampadofora
Fabio Grasso: Barcarolle du rêve vespéral (2016), per
arpa e pianoforte
Su plurimoensemble
Youtube Channel: https://youtu.be/6MOWwRq-BWI
Dario Savron: Désir (2016), per flauto e viola
Su plurimoensemble
Youtube Channel: https://youtu.be/CtXBlYDE6GA
Louis Karchin: Dreamscape
(2016), per oboe e violino
***
Letizia Michielon: Absolu, su testi
liberamente tratti da Stéphane Mallarmé
e dal Cantico Spirituale di Juan de la Cruz
1. Hérodiade
- 2. Cantique de Saint Jean - 3. Igitur - 4.Finale
Su plurimoensemble
Youtube Channel: https://youtu.be/J7TcI-xh7lU
Voci
Per C. Debussy, Apparition:
Marisa Karchin, soprano
Per L. Michielon,
Absolu:
Sonia Visentin, soprano (Hérodiade)
Caterina Bonelli, contralto (La Nutrice, La Mezzanotte)
Alberto Gallo,
baritono (Saint Jean, Igitur)
Il soprano newyorkese Marisa Karchin
ha conseguito il Master in Vocal Performance presso
la Mannes School of Music
nel 2016, dopo avere ottenuto il B.A. alla Yale
University. Nella stagione 2015-2016 ha cantato con l’Opera Theater
di Pittsburgh, Utopia Opera e l’Opera Company di Brooklyn,
e ha debuttato al Carnegie Hall con la Yale Symphony Orchestra. Marisa è
appassionata interprete del repertorio contemporaneo ed è recentemente stata
invitata dal Center for Contemporary
Opera, dalla Washington Square Contemporary
Music Society, dal Mannes Contemporary
Music Ensemble e da C4 (Choral Composer-Conductor
Collective). Tra i ruoli prediletti quelli di Susanna
(Le nozze di Figaro), Poppea (L’incoronazione di Poppea) e Shirley Temple in una nuova produzione di Robert
Ashley, DUST.
Sonia Visentin ha debuttato ruoli come Lucia in Lucia di Lammermoor La
Regina della Notte nel Flauto magico, Corinna in Viaggio a Reims
(Rossini), , Dinorah (Meyerbeer), Olympia
in Les Contes d’Hoffmann (Offenbach), M.me Herz in Der Schauspieldirektor (Mozart), Lucieta in I Quattro Rusteghi (Wolf- Ferrari). Alcuni direttori
con i quali ha lavorato: Zedda, Oren,
Bellugi, Panni, Tate, Fournillier,
Veronesi, Renzetti, Rizzi-Brignoli,
Lijfors, Parisi, Masson, Curtis, Borgonovo, Rek, Benedetti-Michelangeli, Pidò. Fra
i registi: Kemp, Proietti, Foà,
De Fusco, Gregoretti, De Bosio,
Marini, Crivelli, Barberio-Corsetti, Pichon, Landi.
È stata ospite di stagioni d’opera e concertistiche in
teatri quali Regio Parma, Teatro Rossini Pesaro,
Regio Torino, Fenice, Comunale Bologna, San Carlo Napoli, Verdi Trieste, Châtelet Parigi, Liceu Barcelona, Oviedo, Avignone, Istanbul, Budapest. Nella
musica contemporanea è stata protagonista di numerose prime assolute tra cui
ricordiamo Killer di parole (Ambrosini, Fenice/Nancy), “Re Nudo” (Lombardi, Opera Roma), Divorzio
all’Italiana (Battistelli,
Comunale Bologna), Medea (Guarnieri, Fenice e
Festival dei due Mondi di Spoleto “Amor che move il
sole e l’altre stelle”).
Caterina Bonelli si diploma in Canto al Conservatorio di Venezia e si laurea col massimo
dei voti in Lettere e successivamente in Musicologia a Ca’
Foscari; parallelamente vince una borsa di studio di
perfezionamento dell'Accademia “Galli-Bibiena”
diretta da P. Pizzi. Ha studiato con S. Lowe e ha
seguito masterclass con artisti di fama
internazionale. Nel 2004 vince la borsa di studio "OperaStudio"
presso il Teatro Verdi di Pisa e partecipa all’allestimento di Acis and Galatea di Haendel,
diretta da J. Webb con la regia di S. Vizioli, andando in scena nei teatri di Pisa, Lucca, Livorno, Chieti. Nel 2006 tiene
una masterclass sull’Opera Italiana al Huanghe College of Science and Technology di Zhenzhou (Cina).
Si è negli ultimi anni avvicinata al repertorio
contemporaneo eseguendo musiche di Cage, Scelsi, Kancheli, Bonato, Maguire, Ambrosini (Accademia
Filarmonica Romana, Fondazione Guggenheim di Venezia,
Istituto Italiano di Cultura di Strasburgo, Teatro Sociale di Rovigo, Basilica
del Santo di Padova, Duomo di Mestre,
Stagione Sinfonica di Mantova). Nel 2016 ha collaborato con il Coro del Maggio
Musicale Fiorentino. Ha cantato con l'Athestis Chorus, Città Lirica di Pisa, il Coro Filarmonico Ruggero Maghini di Torino collaborando con prestigiose orchestre
tra cui l'Orchestra Toscanini, l'Orchestra della RAI
di Torino, l’Orchestra del Teatro La Fenice, l'Orchestra Regionale Toscana, la Mahler Chamber Orchestra, la
Budapest Festival Orchestra. Nel 2008 è regista teatrale di Primo passo di G.
Gallina all’interno della manifestazione Tea
Alberto Gallo, diplomato a pieni voti presso il
Conservatorio di Padova, allo studio del canto ha affiancato studi umanistico-filosofici laureandosi magna cum
laude a Padova. Vincitore di borsa di studio, si perfeziona in Liederistica e Oratorio presso il Mozarteum
a Salisburgo. Debutta diversi ruoli tra cui Nardo ne Il filosofo di campagna di
Galuppi (Udine 2010), Gaudenzio ne Il signor
Bruschino (Abruzzo 2011), Don Parmenione ne
L’occasione fa il ladro (Svizzera 2012), Figaro ne Il barbiere di Siviglia
(Udine 2014/Rovereto 2015/Verona 2016) di Rossini.
Nel corso degli anni, ha seguito masterclasses con N.
Shetler, S. Mingardo, E. Mathis, A. Althoff Pugliese, W. Brendel, M. De Liso, A.
Corbelli, L. Di Pasquale, M. Muraro,
S. Lowe, R. Barker, F. M. Bressan, S. Vizioli. Attualmente si perfeziona sul repertorio belcantistico con G. Caoduro e
svolge attività anche nella musica da camera e liederistica
sul repertorio americano, francese, tedesco e italiano.
PLURIMO ENSEMBLE
Cecilia Vendrasco, flauto e flauto contralto
Angela Cavallo, oboe,
oboe d’amore
Vincenzo Paci,
clarinetto, corno di bassetto
Dario Savron, timpani
Alessandra Trentin, arpa
Anna Trentin, violino
Mario Paladin, viola
Marco Trentin, violoncello
Fabio Grasso,
pianoforte (C. Debussy, F.
Grasso)
Letizia Michielon, pianoforte (L. Michielon)
Il Plurimo Ensemble,
ondato nel 2010 e diretto da Letizia Michielon, è gruppo in residence dell’Ateneo Veneto.
Concepito come laboratorio sperimentale interdisciplinare, a organico
variabile, il rappresenta il fulcro di un ideale politecnico delle arti, impegnato
in produzioni sorte dalla sinergia tra istituzioni nazionali e internazionali
quali Juilliard School,
NYU, MDW Vienna, CSI Lugano, Conservatorio di Amsterdam, Accademia di S.
Cecilia, Università e Accademie di Belle Arti di Roma e Venezia. L'Ensemble
definisce il proprio paradigma estetico nel richiamo a Emilio Vedova e mira a
realizzare l'integrazione fra la musica e gli altri linguaggi artistici
proponendosi un rinnovamento dell’evento performativo. Plurimo commissiona
prime assolute musicali, abbinate a nuove opere figurative, poetiche e
teatrali, affiancando giovani artisti a prestigiosi solisti, drammaturghi,
attori.
www.letiziamichielon.it/plurimo.htm
Fungono da assistenti di palcoscenico gli studenti della classe
Terza del Liceo Musicale Marco Polo impegnati in Alternanza Scuola Lavoro con Agimus Venezia: Andrea Betteto,
Agnese Boem, Giulia Cacco,
Eleonora Cavagnis, Eva Conte, Martina Donolato, Edoardo Favaretto, Marietta Gasparini, Tinto
Maestri, Francesco Manchiaro, Enrico Palatini, Romni Scoma.
COMPOSITORI E BRANI IN
PRIMA ESECUZIONE
Riccardo Vaglini (Pisa, 1965), compositore, performer,
editore, vive tra Atene e Venezia, dove insegna composizione al B. Marcello. Dal
1993 al 2002 cura a Pisa la direzione artistica di Arsenale Musica; nel 1998
fonda, con Riccardo Dapelo e Andrea Nicoli, le edizioni Ars Publica,
dal 2008 cura con Francesco Zorzini il festival
Camino Controcorrente di Camino al Tagliamento. Nel 2009 fonda Collettivo
Rituale, gruppo di lavoro sui repertori performativi storici e attuali. Dal
2014 cura a Mestre Agitprop, casa, spazio espositivo e cellula urbana di
cultura democratica. Nel 2016 è stato Visiting
Professor alla Monash University di Melbourne.
Pallido e rosa, su Une negresse di Stéphane Mallarmé, per clarinetto
e violoncello (2016). Ne “Il rapporto con il testo”, in Der
blaue Reiter, 1912, Schönberg dichiara di ispirarsi “soltanto al suono delle
prime parole del testo”; ma, mettendomi nei panni del poeta, sarei contrario a
qualsiasi aggiunta estranea e direi che una poesia è bella se è autonoma. Però,
chissà perché alcune poesie si mostrano inespugnabili al compositore, mentre
altre si arrendono: talvolta anche una sola parola si attacca da qualche parte
nell'immaginazione, si lega a un ritmo, a un passaggio, a un andamento.
L'espressione “rosa pallido” non ci dice granché, ma invertiamo i fattori,
“pallido e rosa”, e restiamo folgorati. E ancora una volta non saprei dire
perché, almeno a parole.
Luisa Antoni, triestina, ha contemporaneamente coltivato gli studi musicali,
diplomandosi in pianoforte, e universitari, laureandosi in filosofia,
conseguendo poi il master e il dottorato in Filosofia della musica. Ha
approfondito lo studio del clavicembalo con I. Gregoletto
e E. Fadini, seguendo anche
numerose masterclass. Lavora come giornalista
musicale alla RTV Slovenija. Ha studiato composizione
con F. Nieder e M. Cardi e
si è perfezionata con M. Bonifacio, A. Corghi, R. Vaglini e F. Fanticini.
Vermeer per flauto
e arpa (2016). Nella ricerca dell’ispirazione i percorsi che guidano il
compositore sono strani, inaspettati e tortuosi. Anche se J. Vermeer (da cui il titolo del brano), non ha tra i suoi
quadri nature morte con fiori, la poesia Les fleurs di Mallarme mi ha
suggerito di esplorare le nature morte del periodo. Nei quadri di Vermeer, molti dei quali a soggetto musicale, quello della
donna che versa il latte mi ha colpito per la forza e la severità. L’ambiente
spoglio e l’attenzione focalizzata su un gesto così semplice ma potente mi ha
fatto cercare qualcosa di simile in musica: l’essenzialità e la potenza del
gesto.
Fabio Grasso, pianista e compositore, è docente
al B. Marcello. Vincitore del Concorso pianistico XXème
siècle di Orléans, ha un
repertorio che spazia dai contemporanei alle integrali di Beethoven
e Schumann. Suoi brani per vari organici sono stati
premiati ed eseguiti in Europa e America. www.fabiograsso.eu
La Barcarolle du rêve vespéral (2016)
trasfigura i simboli onirici che nel Sonnet en yx di Mallarmé evocano assenza e
inanità sonora. La fantasmatica - e facoltativa -
presenza del pianoforte innerva meta-fisicamente i silenzi dell'arpa, come i
bagliori finali del sonetto irraggiano una non-realtà inghiottita dall'oblio.
Dario Savron ha svolto gli studi di composizione con F. Nieder al Conservatorio di Trieste. I suoi brani sono stati
eseguiti in Italia, Slovenia, Germania, Canada, Stati Uniti e ha composto anche
musiche per film documentari. Le sue opere sono edite da Nuova Stradivarius. Insegna Strumenti a percussione presso il
Conservatorio di Foggia.
Désir… capelli rossi che librano nell’aria…
Questi diventano fili sottili lucenti, tesi, quasi intrisi di elettricità.
Librandosi creano un’immagine danzante, leggera… poi una presenza energica pian
piano affiora fino a manifestarsi pienamente.
Louis Karchin, considerato compositore di punta
per la sua “coraggiosa eloquenza” (A. Porter, The New
Yorker), ha composto opere eseguite in USA, Europa ed
Estremo Oriente. Ha ricevuto molti riconoscimenti, tra cui l’American Academy of Arts and Letters e la Guggenheim Fellowship. Le sue composizioni sono state registrate da
Bridge, Naxos, New World, Albany
and CRI labels (con due cd in fase di produzione). La
sua seconda opera, Jane Eyre,
che trae spunto da un racconto di C. Bronte, è stata
rappresentata lo scorso mese a New York nel Center for
Contemporary Opera, all’interno di una serata che
includeva anche nuove composizioni per violino, arpa e quartetto d’archi. I
suoi lavori sono pubblicati da Peters e da American Composers Alliance. Insegna alla
New York University. www.louiskarchin.com
Dreamscape è stato composto nell’estate del
2016 ed è dedicato al Plurimo Ensemble. Ispirato alla poesia Apparition di Mallarmé, prende
spunto dal felice ricordo di un amore passato. Alla serena introduzione seguono
le linee sonore a cascata del violino. Il motivo delle reminiscenza, in sei
ottavi, defluisce creando gradualmente uno slancio che culmina nella cadenza
dell’oboe. Si apre quindi una sezione più assertiva che raggiunge un culmine da
cui poi riprende l’atmosfera sognante precedente. Forse tutto è stato frutto di
un sogno. La concòlusione è dolce-amara.
Letizia Michielon, pianista e compositrice, insegna Pianoforte e Filosofia
della musica al Conservatorio di Trieste. Diplomata sedicenne con lode, ha
suonato in Europa, Canada e USA. Incide per Limen
Music (integrali di Beethoven e Chopin)
e pubblica con Ars Publica. Laureata in Filosofia a Ca’ Foscari, PhD
a Padova e a Venezia, ha pubblicato volumi per Il Poligrafo, Mimesis e Il Melangolo. www.letiziamichielon.it
Absolu. Il libretto utilizza passi tratti
da Hérodiade, Il Cantique
de Saint Jean e Igitur di Mallarmé, oltre che dal Cantico Spirituale di S. Giovanni
della Croce. L’ho immaginato come una sorta di Tristano e Isotta del nostro
tempo. Anche in questo caso è lo sguardo a unire le anime, a rompere il muro di
apparente freddezza che circonda il solipsismo di Hérodiade,
rapita dalla contemplazione della propria bellezza, e a fendere il misticismo
di S. Giovanni, che nella morte raggiunge il proprio compimento, trascinando al
tempo stesso con sé una Hérodiade maturata, capace di
rinunciare per amore alla propria autotelicità. La
vocazione estetica all’assoluto di Hérodiade e quella
ascetica di Saint Jean si sublimano nel dramma
intellettuale e metafisico di Igitur, personaggio
senza volto e senza nome, un Amleto del XX secolo che con Hérodiade
e San Giovanni condivide la tensione verso l’oltre. Nel momento in cui
abbraccia la Notte, immergendosi nell’irrazionalità dell’hasard,
riappare Hérodiade che, spogliandosi delle vesti
regali, diventa Salomé. Alcuni Leitmotiven
dal Tristan si intrecciano a temi estrapolati da
altri brani del ciclo cameristico che ho dedicato a Mallarmé.
La sezione centrale si avvale del canto gregoriano ispirato alla decollazione
di S. Giovanni il Battista che, spezzando il cromatismo delle sezioni estreme,
rievoca uno stile modale e forme che ricordano il bicinium
e il madrigale.
Note di regia
Absolu è un’opera da camera concepita per
teatro, sia pur di minime dimensioni. Considerate le caratteristiche delle Sale
Apollinee, il lavoro si avvale di una rappresentazione in forma semiscenica,
accentuando quell’aspetto onirico che è comunque
elemento portante del lavoro di Mallarmé: il poeta
rivede se stesso attraverso i propri problemi esistenziali, tra i quali si
materializza la mitica Erodiade, e s’immedesima in Saint Jean,
affascinato da una personalità inquietante che sfugge a qualsiasi sintesi definitoria.
Elena De Martin
Gli oggetti scenici sono stati realizzati dalla classe Quarta
F della sezione di Scenografia del Liceo Artistico di Venezia. Per la creazione
dei bozzetti il punto di partenza è stato il contesto in cui gli oggetti
avrebbero trovato collocazione. Tutti i progetti elaborati erano caratterizzati
da originalità e fantasia; per la realizzazione sono stati prescelti quelli in
cui gli autori hanno saputo attenersi allo stile e alla cultura del primo
Novecento francese.
Barbara Simoncelli, docente di
Scenografia del Liceo Artistico di Venezia
ARTISTI E OPERE
FIGURATIVE
Sofia Bonato, italo-marocchina si laurea all’Accademia di
Belle Arti di Venezia. Frequenta MA Fine Arts alla Central Saint Martins, Londra. Il
suo lavoro spazia tra disegno, incisione, scultura.
Hérodiade. ho scelto di fare riferimento ad
alcune immagini del Sonetto in yx: “l’angoscia”,
scultura “lampadofora” ed infine “anfora” la scena
ambientata a mezzanotte ospita le ombre onicee
proiettate nell’oscurità mentre “vetri vacanti” ronzano meccanici.
Federico Borroni (Recanati,1991) Durante il periodo di formazione presso l'Accademia di
Belle Arti di Macerata, frequenta in Erasmus l'Academy Royal des
Beaux Arts de Liege. Nel 2014 effettua la residenza estiva a Berlino e
l’anno successivo si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Venezia, sezione
Pittura. Vive e lavora a Venezia.
Ombra. Analogamente a Igitur, il lavoro
è una ricerca che ha come posta in gioco la stessa opera. È l’io dell'opera che
si dà la morte, non la riceve perché morendo perde la coscienza di sé e
sparisce nella morte, quella anonima, che credeva di potere evitare. Una morte
in spirito che permette di «percepirsi nell’atto di sparire e apparire a se
stessi nel miraggio di questa sparizione».
Tommaso Lanati Goliszewski (Mendrisio,1995)
si è diplomato al Liceo Classico Volta di Como. È studente presso l’Accademia
di Belle Arti di Venezia.
Seduzione, inganno, malvagità sono il necessario contrappunto
dell’amore, della verità, della pietà. L’universo stesso ricalca i nostri moti
interiori, il nostro microcosmico spirito del profondo è analogo al
macrocosmico spirito che reca la pioggia, tuoni e distruzione per far nascere
nuovi fiori.
Stefan Milosavljevic (Smederevo,
Serbia, 1992). Nel 2016 si è diplomato in Arti Visive all'Accademia di Belle
Arti di Venezia. È iscritto alla laurea magistrale presso IUAV dipartimento
Arti Visive. Dal 2015 fa parte del Collettivo Barnum.
I won’t forget
all the things we did 2 mira a rappresentare il mondo come
un insieme di due masse celesti unite dalla stessa storia.
Miriam Montani (Cascia,
1986) ha studiato presso L’Istituto Statale d’Arte Leonardi
di Spoleto, la Escuela de Arte Y Oficios
di Granada. È diplomata in Pittura/Arti visive,
presso l'Accademia di Belle Arti di Venezia. Dal 2008 lavora all’esposizione
annuale di arte contemporanea LuciSorgenti presso i
musei civici di Cascia. Vive e lavora a Venezia.
Fleur de papier. Piccoli fogli composti da petali di
fiori, in omaggio a Les fleurs
di Mallarmé. La loro superficie richiama la pelle
della principessa ebraica: “simile alla carne della donna, la rosa
Crudele, del giardino chiaro, Erodiade in fiore”.
Paolo Pretolani (Assisi, 1991) consegue il diploma in Pittura all'Accademia
di Belle Arti di Venezia nel 2015 ed è attualmente iscritto al biennio specialistico.
Partecipa a diverse mostre collettive tra il 2014 e il 2016 a Venezia, Rijeka, Verona e Trieste e a una mostra personale a Venezia
nel 2016. Vive e lavora a Venezia.
La tigre infinita ricerca un dialogo con l'opera della serata attraverso la
struttura ritmica sovrapposta dei ritagli di carta dipinta, evocando i sette
veli colorati della danza di Salomé, ma soprattutto
cerca una relazione stretta con lo specifico sito espositivo, avendo nel
complesso forme e colori di un incendio.
Eva Chiara Trevisan (Treviso, 1991) ha studiato presso il Liceo Artistico di
Vicenza. Si laurea in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove
è attualmente iscritta al biennio specialistico di Decorazione. Ha partecipato
a diverse mostre collettive tra il 2015 e il 2016 nel padovano e a Venezia.
L’Alchimista fa riferimento alla scena dove S. Giovanni veste i panni
dello scienziato dell’occulto. Queste forme in gesso possono essere sia delle
ciotole per la trasformazione dei metalli, sia esse stesse possono compiere la
trasformazione per rigenerarsi e purificarsi, proprio come avviene
nell’Alchimia.